venerdì 17 aprile 2009

Opere pubbliche – una nuova prospettiva: intervista all’arch. Pedro Uccello.

Il Cantaro ha incontrato per voi il famoso Architetto catalano (Barcellona) Pedro Uccello, progettista artigiano e libero professionista di opere pubbliche, più volte ospite delle nostre bellissime isole e da sempre innamorato dello stile eoliano.

Architetto, come definisce la sua arte della prospettiva delle opere pubbliche?
“Ah, la prospettiva… Vedi caro, sembra una banalità, ma la prospettiva è tutto. Si può definire come la relazione tra luce e colore, ma anche come una linea di contorno su uno sfondo bianco. In effetti l’opera – oggetto materiale creato dall’uomo – non è altro che un corpo inanimato, che solo l’occhio di chi guarda proietta nello spazio come una visione prospettica che da senso e gioia di vita. Ecco: la prospettiva è gioia di vita!

Capisco. Architetto Uccello, ma come nascono i suoi progetti?
“Ma come, non sa come nasce un progetto! Ma è semplicissimo: da un incarico”.

E come si ottiene un incarico?
“Premesse le capacità intrinseche ed estrinseche indiscusse del professionista (come me medesimo), tenuto conto dei rapporti interpersonali con i capi o dirigenti delle popolazioni indigene committenti delle opere e trattandosi spesso di somme urgenze, il tutto avviene con una telefonata”.

La sua creatività per realizzare l’opera, accontenta i cittadini ?
“Certamente! Tutti i miei progetti sono ideati con prospettive derivate più dagli studi sull'ottica retrostante dell’opera stessa che sulle nuove conquiste moderne, le quali non servono a dare ordine logico alla composizione racchiusa entro uno spazio finito e misurabile, ma servono a creare scenografie fantastiche e antropomorfe in spazi indefiniti, elementi tipici della cultura locale”.

Architetto, come la definiscono i suoi colleghi?
“Ma che le posso dire… Ho sentito dire in giro che non ho nient’altro da fare che dilettarmi nel cercare alcune cose di prospettiva difficile ed impossibile (vedi foto); ma in verità sono tutti un po’ invidiosi, perché tutti gli incarichi li danno a me”.

Chiudiamo chiedendole a quando il prossimo incarico.
“L’ultimo mi è stato affidato ieri. Per il prossimo, vista la crisi economica, penso che passerà almeno una settimana”.

Grazie Architetto. Le auguriamo buon lavoro.
“Grazie a voi del Cantaro. Come vi invidio il fatto di non avere niente da fare tutto il giorno!”.

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