domenica 5 aprile 2009

… e le altre isole stanno a guardare?

Un paio di giorni fa abbiamo discusso della tremenda crisi economica che fa sentire la propria schiacciante presenza in alcune regioni italiane, come la Puglia e la Sicilia.
Sull’esempio del sindaco delle Tremiti, che ha messo in vendita la piccola isola di Pianosa (base d’asta: 10 milioni di euro), pare che anche l'Amministrazione di Malfa abbia seria intenzione di mettere in vendita il Faraglione che si erge nella baia della frazione di Pollara.

«La scelta non è casuale – ci ha spiegato l’esperto napoletano Peppe Pirozzo, tecnico di turismo rinnovabile – visto che si parla di un luogo turistico salito alla ribalta grazie alle scene del film Il Postino di Troisi e Noiret».

Nonostante la cifra apparentemente assurda per la base d’asta (cioè almeno il doppio di Pianosa), gli amministratori di Salina si dimostrano quindi delle vecchie volpi, capaci di guardare lontano per poter appianare un bilancio deficitario che minaccia di far chiudere la Casa comunale da quasi mezzo secolo.
E subito sono nate voci sulla possibilità di edificare un interrato, per impreziosire ulteriormente questo prodigio della Natura, cavalcando così il trend locale del momento. Addirittura, tra i nostri lettori, c’è chi nei commenti ha scritto che si poteva creare una sorta di “semisommerso”, andando a rivoluzionare il concetto stesso di “seminterrato”.

«A questo punto – ha continuato Pirozzo nella sua fredda disamina –, un posto come Lipari dovrebbe guardare con ancora maggior timore alla crescita esponenziale a cui sta andando incontro Salina. Una cosa simile potrebbe diventare un progetto-pilota da esportare addirittura in un posto come il Giappone, che sicuramente migliorerebbe il modello di base… ma che farebbe vivere di rendita i salinesi per chissà quanto tempo!
«Ecco che allora Lipari potrebbe sfruttare le idee altrui e battere tutti sul tempo, buttando sul piatto della bilancia tutta una serie di bellezze naturali che, come numero, non sono seconde a nessuno.
Prendiamo quel paio di farglioni che si trovano nella sola Lipari, ad esempio: ci sarebbe da rimpolpare le casse comunali per sempre! Il problema sarebbe, casomai, adibirli sul piano edile… Qui bisognerebbe comunque spendere fior di quattrini per mettere all’opera i migliori esperti».

Ancora una volta, quindi, Salina parte nonostante tutto avvantaggiata.
Ma c’è di più. Sempre nelle edizioni precedenti, il prof. Tigna, uno dei massimi esperti nel settore della geopolitica, aveva ben schematizzato i possibili scenari che si svilupperanno in seno alle Eolie. Andando a rileggere il tutto, Salina diverrebbe detentrice dell’intero patrimonio naturale dell’arcipelago e lo farebbe fruttare a suon di milioni di euro!

Signor Pirozzo, Lipari si deve muovere immediatamente, quindi?
«Sì, ma non per quel che riguarda lo sforzo architettonico. Perché se anche operasse in questo senso, comunque il malcontento degli altri isolani porterebbe tutto verso Salina, qualora si verificasse quanto ipotizzato dal prof. Tigna… E a quel punto, oltre al danno la beffa!
«Quindi bisogna placare innanzi tutto gli animi, dare un minimo di autonomia a posti come Stromboli o Filicudi. Sfruttando un po’ il modello delle Repubbliche autonome dell’ex U.R.S.S., tanto per intenderci.
«Ma pensateci un attimo: Stromboli ha Strombolicchio, con le sue scalinate ed il suo faro. Qui i tempi sono stati precorsi e non c’è bisogno di costruire ex novo; Vulcano ha Vulcanello; Panarea, come diceva il professore di geopolitica, veleggerà verso quell’indipendenza abbondantemente foraggiata dalle lobby settentrionali e quindi metterà a frutto isolotti come Lisca Bianca, Dattilo, Panarelli e addirittura Basiluzzo. Quest’ultimo, che un tempo era un’isola, è passato alla storia per essere luogo di segregazione di una nobile Romana, che nell’antichità si distingueva per i suoi costumi di malaffare; i centurioni però sfidavano le acque a nuoto e nel più totale isolamento si lasciavano andare alle orge più sfrenate. Ecco, diventando un luogo di frontiera, e quindi scevro da leggi nazionali, Basiluzzo potrebbe essere adibito ad una sorta di gigantesco baccanale, dove si consumano gli amplessi in caratteristiche ville patrizie. Il ritorno economico, solo in pubblicità, sarebbe spaventoso! Con un certo capitale a disposizione, poi, si potrebbero proiettare ologrammi subacquei di case antiche e campanili medievali.
«Ma tornando al resto dell’arcipelago, il pensiero corre a Filicudi e alla gigantesca Canna. Un immenso patrimonio naturale che si staglia verso l’alto, che potrebbe essere traforato all’interno e quindi creare un’imponente scalinata scolpita nella pietra. Subito dopo si dovrebbero creare delle aperture sulle pareti esterne e poi allestire tutta la parte interna con ambienti la cui grandezza varierebbe a seconda delle esigenze. Insomma, qualcosa che eclisserebbe anche la Galleria di Milano! Con la potenzialità di diventare anche, magari in un prossimo futuro, il faro più grande del Mediterraneo».

Arrivati alla fine di questo itinerario, se davvero si dovessero verificare determinate coincidenze, sembra che davvero l’egemonia di Lipari possa avere i giorni, anzi i soldi, contati.

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