Il vino era per i greci una bevanda sacra, alla quale attribuivano un’importanza tale da riconoscervi perfino un Dio: Dioniso, che rivelò agli uomini i segreti della produzione della bevanda.In onore di Dioniso si celebravano le cosiddette “orge dionisiache”, delle vere e proprie feste dedicate proprio al nettare d’uva.
Nei poemi di Omero la vite ed il vino sono stati solennemente celebrati come dono speciale delle divinità ed anche Ulisse, l’eroe “che va sempre oltre”, ospite di Alcinoo re dei Feaci, durante un banchetto in suo onore ne fu vittima prendendosi una colossale sbornia.
Gli studiosi hanno a lungo indagato sulle tipologie e sugli effetti di questi vini e si sono soffermati in particolare sul cosiddetto “nettare degli dei”, la Malvasia, prodotto da un vitigno originario di un promontorio della Grecia meridionale.
Questo vino ebbe subito grande fama come attestano alcune monete liparesi nelle quali, tra tralci e grappoli d’uva, è raffigurato Efesto, dio dei Vulcani che porge agli dei un Kantaro colmo del biondo nettare.
E fu proprio questo vino a tirare fuori dai guai Ulisse nel terribile incontro con il ciclope Polifemo, che lo tenne prigioniero nella sua grotta cibandosi di tanto in tanto dei suoi compagni.
Ulisse gli offrì una ciotola ricolma di questo “zampillo di nettare d’ambrosia”, che piacque cosi tanto al ciclope da invogliarlo a chiederne ancora e poi ancora, fino a quando cadde all’indietro, supino, con l’enorme testa piegata ed emise un rutto così forte da vomitare vino e bocconi di carne umana.
Fuggito da Polifemo Ulisse e i suoi compagni fecero tappa proprio a Salina, ai tempi chiamata Dydime (“la gemella”), dove per ringraziare gli Dei dello scampato pericolo, piantarono un tralcio di questo prezioso vitigno che tenevano in serbo sulla loro nave.
Tutto questo e altro è raccontato nel volume “Il rutto del ciclope Polifemo” di Felice Deimaroni,
a breve in libreria, che ripercorre fin dai primordi la storia di questo mitico vino che oggi a Salina, e precisamente a Malfa, ha la sua patria di elezione.
Ancora oggi, infatti, viene prodotto con gli stessi antichi metodi tradizionali, da uomini capaci di perseguire un ideale di perfezione, con lo stesso lungo e paziente procedimento utilizzato per secoli.

Ma siamo proprio sicuri che ancora oggi viene prodotto con gli stessi antichi metodi, a me non risulta, sono rimasti in pochi a produrlo ancora così, gli altri hanno ceduto alla tentazione del profitto facile e ormai producono un mediocre ( nella migliore delle ipotesi ) vino passito.
RispondiEliminaInfatti non siamo sicuri!Non solo in molti producono un mediocre vino passito,ma sono in tanti che se lo fanno portare da Pantelleria e poi lo spacciano per locale!
RispondiEliminaio sn per il rutto libero !!!!!!
RispondiEliminaPer caso una volpe aveva visto una maschera tragica: «Oh quanta bellezza, disse, ma non ha cervello!». Ciò è stato detto per coloro ai quali la sorte ha concesso onore e gloria ma ha tolto la comune intelligenza.
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