giovedì 4 giugno 2009

Slow Food: intervista con l’apicoltore Giuseppe Papaleo

Nell’ambito della ricerca per i presidi Slow Food, sono emersi importanti responsi sul miele.
Per il secondo anno consecutivo, i ragazzi di Salina hanno partecipato ad un laboratorio a tema, capendo l’importanza di questo miracoloso prodotto.
L’apicoltore Giuseppe Papaleo, la cui famiglia svolge questa attività da generazioni, ha svelato anche dei retroscena tenuti per troppo tempo celati dalla scienza ufficiale.
«Ciò che le riviste scientifiche non dicono» ha attaccato senza mezzi termini il Papaleo «è che il miele, grazie alla sua particolare struttura molecolare, risulta essere un “addensante” sociale capace di cementificare i rapporti interpersonali.
I produttori diretti di questo alimento, le api, sono note per la loro laboriosità e perfetta cooperazione. Io e la mia famiglia siamo convinti che oggi, per precisi scopi politici, siano spinti sul mercato un certo tipo di prodotti piuttosto che il miele. Si è, cioè, preferito promuovere quei prodotti alimentari che tendono ad alienare ed isolare gli individui, assecondandone i peggiori istinti animali. In tal modo, la società è maggiormente governabile dall’alto.
Se invece tutti, con orari sincronizzati, si cibassero maggiormente di miele, innanzi tutto colmerebbero le proprie carenze affettive grazie alle componenti zuccherine… Poi, proprio come accade in un alveare, ci si organizzerebbe e si ottimizzerebbero i lavori quotidiani. In più nascerebbe una coesione difficile da contrastare ed avremmo un genere umano sicuramente più solidale e più attento a non farsi ingannare da spot pubblicitari o messaggi fallaci.
Il miele, infatti, oltre ad essere un perfetto antibiotico e quindi ottimo per prevenire molte malattie, assunto in certe dosi rende addirittura più arguti. Ecco perché è stato così importante far partecipare i ragazzi al laboratorio sul miele. Loro saranno gli amministratori di domani. Speriamo che arrivino svegli all’appuntamento».

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