
Prima della festa di piazza si era svolta nella chiesa madre di Malfa la cerimonia del Corpus domini, a cui avevano partecipato tutte le autorità dell’Isola.
Il solenne rito, molto sentito, ha raggiunto il momento di massima tensione emotiva quando si è levata alta l’invocazione dell’officiante: “scambiatevi un segno di pace”.
In quel preciso istante, all’unisono, come telecomandati, mille occhi si erano concentrati simultaneamente in un punto preciso, aspettando il miracolo.
Ma ciò che veramente è avvenuto non si saprà mai, perché in quel momento una luce abbagliante ha avvolto tutta la Chiesa.
L’episodio riferito dai primi messaggeri giunti a Leni aveva reso l’attesa, del rientro collettivo dal Corpus domini, ancora più spasmodica.
Tutta la gente si era riunita in Piazza municipio, creando uno spazio con due cordoni. Ogni persona voleva toccare il proprio condottiero, speranzosa di qualche miracolo di millenaria memoria.
Ad un certo punto, introdotto da note trionfali è apparso Lui, proprio come in un film di Koppolaskij, con il popolo in visibilio a suggellare quel patto d’amore stipulato ancor prima che iniziasse la campagna elettorale.
Qualcuno giura che siano state versate delle lacrime mentre si ascoltavano le sue parole.
Poi, come se nulla fosse, il Grande Capo è sceso tra la gente comune, ha preso loro le mani, li ha rassicurati in quello che sembra un futuro tanto incerto. Sembrano lontani i tempi in cui le porte del Comune erano aperte solo a parole, chiuse rumorosamente da disapprovazione e distacco.
Ed alla fine, esattamente come in una nuova Versailles, il novello Re Sole ha dato inizio ai balli ed ai luculliani banchetti, dimenticando per un attimo i problemi che incombono sul Regno. Ad un certo punto, per dare l’esempio, Egli stesso si è dato alle danze, come contagiato dal bacillo della taranta pugliese.
Sotto lo sguardo compiaciuto degli assessori e degli aspiranti alla Presidenza del consiglio, Leni ha visto fiorire, ancora una volta, una nuova speranza.
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