
La questione fino ad oggi è stata quasi sempre affrontata mettendo in risalto come la mancanza di una politica sociale da parte delle amministrazioni, la mancanza di iniziative, di figure riferimento, costringa questi ragazzi all’ozio ed alla noia sfogata in passeggiate sul corso o in attività poco produttive.
In poche parole si attribuisce ad una causa terza, una forza potente quanto misteriosa, la responsabilità oggettiva che impedisce la costruzione di un futuro di successo ai nostri giovani.
Tuttavia, forse, è arrivato il momento di rivoltare l’analisi e chiedere loro di trasformare generiche richieste di iniziative e confuse prospettive in obiettivi chiari, concreti e soprattutto far capire il legame esistente tra convinzione e risultati.
Occorrerebbe motivare e spingere i giovani che vivono in queste terre di confine (dove i problemi nascono ad ogni piè sospinto) a trasformare questi momenti di difficoltà in opportunità.
Oggi succede proprio il contrario: se una cosa va storta ci si ferma ad imprecare, cercando il colpevole, non capendo che in ultima analisi i “colpevoli” sono loro che non riescono a sprigionare il potere che risiede in loro stessi.
Lo stesso ragionamento si applica alla politica; questi giovani si sentono vittime di una voluta e programmata assenza di progettualità che li renderebbero più facilmente ricattabili e pronti ad essere fagocitati all’interno di questo perverso sistema.
Ma proviamo a chiedere loro qual è il tipo di esistenza che intendono condurre? Cosa sarebbero disposti a sacrificare per realizzare le loro passioni e le loro aspirazioni? Perché se questo sistema non va bene, basta solo sprigionare il potere che risiede in ognuno di loro per cambiare questa situazione.
Ultimo esempio è la posizione di chi “coltiva il proprio orticello cercando di non pestare i piedi all’altro”, posizione negativa ed egoistica che tanti danni continua a produrre. Occorre far capire che questo atteggiamento non è un rimedio, bensì un male che impedisce di costruire relazioni durature con tutti e diminuisce la capacità di gestire le diverse opinioni con pacatezza.
Per migliorare anche questo aspetto non occorre aspettare grandi sconvolgimenti politici o l’avvento di figure provvidenziali, basterebbe solo sprigionare il potere che risiede in ognuno di loro per realizzare questi obiettivi.
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