
E’ tempo di bilanci ed il termometro segna meno 30%. Una temperatura che raffredda gli entusiasmi di chi diceva che la crisi era solo un’invenzione mediatica e che bastava guardarsi attorno per capire che i soldi ci sono comunque.
Con gli ombrelloni si chiudono anche i rutilanti programmi estivi, iniziative che hanno dispensato a piene mani, cultura, libri, percorsi sonori e sonore fregature.
Ora occorre riprendersi dalla sbornia estiva ed amministratori, giornalisti del web e della carta stampata si concentrano sull’incipiente autunno ed il successivo inverno.
Settembre è il momento della riflessione, dunque largo ai classici quesiti di fine estate.
Cosa non ha funzionato? C’è stato un calo delle presenze o solo di quelle “belle”? E’ più dannoso il turismo “mordi e fuggi" o quello “spennali e mannali”? E' meglio concentrare gli arrivi in un aeroporto con le coincidenze o farne uno direttamente alle Eolie senza coincidenze?
L’eoliano si interroga, s’arrovella sui rimedi a questa precoce fine dell’estate, magari invidia le altre località turistiche nei cui confronti si sente penalizzato.
Gira, insomma, attorno al problema e comincia ad aver paura che con questi chiari di luna la temperatura possa scendere ulteriormente.
I politici, che guarda caso in tante situazioni sono anche imprenditori e dunque parte in causa, dicono che tutto sommato, nella misura in cui, con le dovute eccezioni e tenendo presente la crisi, non si poteva fare di più. Tradotto: sono moderatamente soddisfatti della parte privata della loro attività pubblica.
I giornalisti, in questi casi si sa, interpretando il pensiero dominante decantano lo scenario eolico, la qualità delle iniziative e degli spettacoli, i tramonti e la cucina del patron di turno. Tradotto anche questo: cercano di esaltare ogni cosa viene bene alla pubblicità del prodotto e per carità di patria minimizzano disservizi e disorganizzazione.
Come recita un vecchio proverbio: “In mancanza di cavalli, anche gli asini trottano”.
Sullo sfondo, ma proprio sullo sfondo, in questo simpatico gioco delle parti restano i problemi, quelli veri, quelli cronicamente insoluti. Ma questi dobbiamo riservarceli per l’inverno, altrimenti di cosa parleremo nelle lunghe ed uggiose giornate invernali?
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