lunedì 26 ottobre 2009

Malfa – ADSL: restituito al mittente il “paccobox”.

È ormai scaduta nel grottesco la vicenda del servizio di ADSL nel Comune di Malfa.

Nonostante i due comuni limitrofi di S. Marina e Leni abbiano da anni la copertura, Malfa è rimasta alla finestra ad aspettare. Fino a quando non le hanno chiuso direttamente la porta in faccia!

Pareva che i problemi fossero essenzialmente burocratici e che mancasse sempre una misteriosa firma.

Alla fine, come ampiamente scritto nel precedente articolo, la situazione si era sbloccata ed era stato spedito un “paccobox” al Comune di Malfa, dove dovevano essere inserite le sofisticate apparecchiature.

Che fosse l’ennesimo pacco calato all’Amministrazione malfitana lo si era capito solo guardando il container in questione, sul quale giungevano le più svariate versioni.

Come si ricorderà, sembra che il “paccobox” fosse stato prelevato nel porto di Catania, mentre fungeva da porta per i ragazzi locali che giocavano a pallone.

«Menzogne prive di alcun senso» avevano urlato i responsabili. «Abbiamo ordinato ed ottenuto il meglio!». Come sempre, del resto.

Sorgeva il problema di come ubicare tale “pacco” in loco, visto che giaceva da un po’ di giorni davanti al municipio. Nella giornata di oggi, sotto lo sguardo affascinato degli impiegati comunali che lasciavano il proprio posto di lavoro pur di ammirare l’evento, una gigantesca gru (nella foto) issava il container. Ma ad un certo punto, sono arrivati degli uomini in abito ed occhiali scuri che, mostrando un tesserino, hanno ordinato perentoriamente: «Riportatelo giù».

I tizi sembravano andare a colpo sicuro. Forse, avevano letto il Cantaro!

Una volta aperto il cassone, è stato il caos. Sembrava l’interno di una pescheria in disuso! Scaffali ed involucri ammassati hanno testimoniato che l’uso del presunto “paccobox” era in origine ben diverso da quello a cui gli Amministratori volevano indirizzarlo. Amministratori che sono stati chiamati immediatamente sul posto e che hanno osservato increduli la scena del misfatto.

Gli uomini in nero hanno fatto nuovamente sigillare il container e se ne sono andati. Cosa ci sia sotto questa faccenda è ancora presto per dirlo. Ma una cosa è sicura: Malfa rimarrà ancora una volta senza ADSL!

lunedì 19 ottobre 2009

Malfa – ADSL: è arrivato il “paccobox”.

Dopo tanto tribolare, sembra che la spinosa vicenda dell’ADSL a Malfa si stia finalmente concludendo.
Su queste pagine ci eravamo occupati delle problematiche che mettevano sotto scacco la popolazione malfitana, la quale si trovava impossibilitata a tenere il passo dei sempre più veloci aggiornamenti mediatici. Creando, ovviamente, frustrazione e malcontento.
Ora, grazie anche agli sfoghi dei lettori del Cantaro, sembra che la parte burocratica sia stata finalmente sbrigata. In poche parole, sono state apposte quelle fantomatiche firme mancanti che dovevano dare l’input (è proprio il caso di dirlo) al processo di modernizzazione che, a sua volta, dovrebbe mettere Malfa al pari livello di S. Marina e Leni.
Ora si passa alla parte tecnico-operativa. È infatti arrivato il paccobox in metallo che dovrebbe contenere le sofisticate ed ipersensibili apparecchiature. Il “pacco” è stato subito sigillato a dovere per evitare spiacevoli sorprese.
Per i più curiosi: lo potrete ammirare parcheggiato di fronte al municipio.
Pare che il cassone in questione sia stato recuperato nel porto di Catania e che fosse usato dai ragazzini locali come porta durante le loro interminabili partite di pallone. Era stato ubicato in quella zona in quanto dimesso, perché ritenuto ormai obsoleto e quindi soppiantato da più moderne strutture.
I responsabili, interpellati, hanno detto che Malfa aveva aspettato anche troppo, che bisognava sbrigarsi e che comunque era meglio di niente. Sono state anche rimandate al mittente le lamentele degli ambientalisti che contestavano un eventuale impatto negativo sul territorio.
Ma ora sorge un altro problema: è stato fatto lo sbancamento nella zona designata, ma non si sa come portare in loco il box stesso! La strada di accesso, infatti, è troppo stretta. Trovare una gru con un braccio talmente lungo pare attualmente impossibile. Urgono soluzioni alternative.
C’è chi ha pensato di issarlo con un elicottero e poi posarlo delicatamente a destinazione. Si teme però un intervento alla disperata di chi osteggia i “viaggi” clandestini degli elicotteri e che, ponendosi come scudo umano, potrebbe impedire l’atterraggio del mezzo. Per evitare ciò, si potrebbero prendere le misure del container, tracciare sul terreno una sorta di bersaglio e quindi farlo paracadutare dall’elicottero senza farlo atterrare, sperando di fare centro!
Altrimenti, secondo altri, ricordando quanto escogitato per far fuggire il Direttore locale di Banca Nuova dalla sua super filiale, scavare un gigantesco tunnel e far passare il box sottoterra. Questa operazione è penalizzata però dall’eccessivo costo economico.
Le altre due ipotesi sono: o uno scivolo di falanghe che parta dalla Chiesa madre di S.Lorenzo oppure raccogliere volontari (non meno di 50 è stato calcolato) per il trasporto a spalla.
Ma alla fine, ci si chiede, la gente di Malfa riceverà entro l’anno il tanto annunciato regalo?
Oppure tutti rimarranno a guardare lo “scatolone” nel parcheggio comunale come l’ennesimo pacco recapitato al Comune ?
Se qualcuno ci avesse pensato prima, i ragazzi di Catania avrebbero ancora la propria porta!

giovedì 15 ottobre 2009

«Quel fondo perduto delle isole minori!». Parla l’On. Arraffoni.

Giorni roventi in Parlamento.
Dopo le note sfuriate mediatiche ed i faccia a faccia serrati degli ultimi giorni, si discute su come gestire il denaro pubblico.
Nonostante gli scontri di facciata, nei corridoi parlamentari si sussurra di accordi congiunti per amministrare i soldi destinati al suolo italico. In poche parole, si è tutti pronti a superare qualsiasi divergenza o colore politico per meglio maneggiare il denaro pubblico.
Grande rilievo ha avuto l’audizione in Senato per esaminare il disegno di legge sulle isole minori, in vista della sua approvazione e per il quale c'è un forte interesse da parte del Parlamento stesso.
In particolare, a Palazzo Madama si è registrato un forte interesse per le isole Eolie, ormai ritenute mature per diventare, in periodi di vacche magre, finalmente un nuovo granaio d’Italia a cui attingere in momenti di emergenza. Previo stanziamento di capitali, si intende.
Una commissione composta da politici appartenenti a partiti super partes sorveglierà l’esito di eventuali decreti. Uno di essi ci illustra come si dovrebbero sviluppare i giochi.
«Le isole minori italiane, ed in particolare le Eolie» aveva spiegato ai nostri microfoni l’On. Guido Massimo Arraffoni, prima di riunirsi in commissione «costituiscono, anche a livello europeo, una realtà in fermento a cui guardare con molto interesse. Creando uno sviluppo socio-economico (anche effimero) in ciascuna isola, si potrebbero sperimentare strumenti nuovi e più agili costruiti con vero spirito di sussidiarietà. Ed è a tale processo imprenditoriale posticcio che la politica italiana deve agganciarsi, creando magari leggi su misura».
A questo punto, dopo aver valutato le potenzialità eoliane, la decisione è stata unanime: per le isole minori in generale, e per le Eolie in particolare, saranno stanziati dei finanziamenti a fondo perduto capaci di far dimenticare persino la Cassa del Mezzogiorno. Si inizierà a racimolare questi soldi dal primo fondo CIPE 2000 (Comitato Italiano Per le Evasioni) di 100 miliardi di vecchie lire per finire ai 20 milioni di euro stanziati con la finanziaria 2008 (ancora da erogare).
«Ciò consentirà» ha spiegato un raggiante Arraffoni «di indirizzare e gestire meglio i finanziamenti regionali e comunitari, interessando anche settori che rimanevano fuori, per così dire, dai “controlli”governativi. I gap insulari potranno essere ben sfruttati, ottenendo il massimo da problematiche come quelle dell’acqua o dei rifiuti. Per non parlare del problema dei trasporti marittimi.
Evitiamo, quindi, qualsiasi procedura che possa rivelarsi ingabbiante e via alle deroghe. Occorrono regole diverse. Se avessimo già avuto a disposizione un fondo unico» ha concluso l’Onorevole «avremmo già avuto la certezza di poter utilizzare i finanziamenti destinati alle isole, indipendentemente dallo scopo a cui erano indirizzati».

mercoledì 7 ottobre 2009

SalinaDocFest : Il corto “Gli Attavianati” sbanca al botteghino!

Nell’ambito della terza edizione del SalinaDocFest, rassegna internazionale del cinema documentario, a distanza di poco tempo si stanno tracciando i primi responsi di mercato.
Sembra che il maggior gradimento sul territorio insulare e nazionale, a bocce ferme, lo stia ottenendo un oscuro e misconosciuto documentario fuori concorso di cui quasi nessuno aveva sentito parlare.
“Gli Attavianati”, questo il titolo, tratta temi scottanti e di difficile divulgazione. È la storia di una famiglia che vive in qualche zona non ben precisata del centro Italia e che, dopo essere salita agli onori della cronaca per un brillante passato artistico, cerca di sopravvivere di rendita.
I componenti principali del nucleo familiare, sinistroidi e sinistrati, decidono di tentare la fortuna emigrando, a sorpresa, nel profondo meridione italiano.
Qui, conosciuti esclusivamente per la fama prestigiosa che ne accompagna gli echi, gli Attavianati campano come se nulla fosse mai accaduto e sciorinano pose da alta società.
Organizzano festini e le famiglie dei politici ospitanti sono ben liete di mettersi a disposizione. A quel punto, si decide di forzare la mano… ed invitare gli amici!
Vengono tutti rifocillati, mangiando, bevendo, dormendo e… gratis!
Ci sono grandi progetti, grandi manovre, ma i protagonisti non sanno che alcuni esponenti popolari provano profondi rancori nei loro confronti e brigano per organizzare un agguato che rimarrà impresso per sempre nella memoria di quella famiglia.
Facendo leva sul malcontento di altri cittadini, che vedono salire sempre più le tasse a discapito del proprio paese, questi facinorosi hanno ormai tratto il famoso dado.
Il documento visivo si interrompe con i popolani che escono in strada di notte, armati di torce e di forconi, mentre gli Attavianati consumano l’ennesimo banchetto, nella massima spensieratezza e ignari di quanto sta per accadere.
La scena si dissolve lentamente, lasciando il resto all' immaginazione dello spettatore.
«Un messaggio forte» ha commentato all’unanimità la stampa specializzata «e non c’è da escludere che in certe scene ci sia ben più che un fondo di verità. Sicuramente un documento importante, che non sappiamo quanto possa essere vissuto a cuor leggero in posti vessati come i comuni eoliani».

venerdì 2 ottobre 2009

Malfa: commozione per l’inaugurazione del Museo Eoliano dell’Emigrazione.

Un sogno, un miracolo, un gioiello, un momento straordinario, forse le parole non riescono bene a descrivere l’emozione che ha contagiato gli abitanti del piccolo paese di Malfa per l’inaugurazione del Museo Eoliano dell’Emigrazione.
Una storia che parte da lontano, da quando i primi emigranti lasciarono le Eolie per terre lontane consegnando a foto ormai ingiallite dal tempo la tristezza del distacco.
Il coinvolgimento del paese è stato a dir poco fantastico soprattutto perché, in un momento di crisi come questo, non è rimasto sordo alle richieste di aiuto lanciate dai promotori dell’iniziativa.
Ogni singolo abitante ha partecipato donando, metaforicamente, la propria cartolina ingiallita quale piccolo contributo, restando alla fine commosso per quanto è stato fatto.
Tutta la popolazione si è stretta attorno alla propria creatura, immedesimandosi in ogni emigrante che ha lasciato la propria terra alla ricerca di una vita migliore.
Si è finalmente concretizzato un progetto fortemente voluto dalla comunità, un progetto che, seppure ad intermittenza e tra mille difficoltà, è stato portato testardamente avanti superando, grazie all’aiuto di tutti, momenti in cui sembrava che il sogno potesse svanire.
Dieci anni di lavoro e di paziente raccolta del materiale devono comunque rappresentare non un punto di arrivo ma di partenza.
L’auspicio di tutti gli appassionati interventi cerimoniali è quello di poter ampliare sempre di più le sezioni per dare un quadro sempre più particolareggiato della epopea migratoria delle popolazioni eoliane.
In quest’ottica ben vengano gemellaggi, scambi interculturali e viaggi studio con tutti i paesi toccati dalla emigrazione eoliana nel quadro di un interscambio culturale che possa arricchire la nostra conoscenza e non solo.
Molte sono state le difficoltà da superare compresa una certa diffidenza relativa alla priorità che questo impegno ha comportato rispetto ai ben più gravi problemi che affliggono il paese.
Osservazioni che, seppur fondate, diventano insignificanti ove si consideri la valenza che questo progetto riveste nella formazione di una memoria storica per le nuove generazioni.
Speriamo che questa iniziativa faccia capire a tutti i sacrifici che i nostri emigranti hanno fatto, non per creare un museo ma per dare dignità alla loro vita.